Civitanova, Giorno del Ricordo in consiglio comunale aperto – Rassegna Stampa
Civitanova Marche ha celebrato il “Giorno del Ricordo” con una commemorazione in ricordo delle vittime delle foibe, dell’Esodo Istriano, Fiumano, Giuliano Dalmata e delle vicende del confine orientale avvenute nel secondo dopoguerra. A promuovere l’evento, con il programma dei lavori, è stato il manifesto realizzato da Leonardo Squadroni, studente del 5B Grafica e Comunicazione dell’Istituto V. Bonifazi. Le celebrazioni hanno preso avvio alle ore 8:30 con la deposizione da parte del Presidente del Consiglio, Fausto Troiani e del sindaco, Fabrizio Ciarapica di due corone d’alloro presso i giardini dedicati a Norma Cossetto sul Lungomare Sud, e presso il monumento dedicato ai “Martiri delle Foibe”, in piazza Abba, con la presenza delll’assessore ai servizi socio educativi, Barbara Capponi, il vicesindaco Claudio Morresi e alcuni consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, oltre alle massime autorità militari locali e a rappresentanti dell’Anmi, l’Associazione Nazionale dei Marinai d’Italia.
La Giornata commemorativa è proseguita poi, alle 9:30, nel Consiglio Comunale aperto organizzato all’Auditorium del Liceo Da Vinci alla presenza di circa trecento studenti e con la testimonianza del civitanovese Lucio Sotte, figlio di esuli istriani. Ad aprire e condurre i lavori è stato il presidente Troiani che, dopo i saluti di rito, ha dichiarato: “Il massacro delle Foibe è senza dubbio una pagina buia della storia nazionale e internazionale per troppo tempo dimenticata. L’istituzione del Giorno del Ricordo, nel 2004 con una legge, ha permesso finalmente alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, di conquistare la dignità della memoria ed arrivare semplicemente a rendere giusto onore al sacrificio umano”. Troiani ha sottolineato l’importanza di “lavorare costantemente sulle nuove generazioni, educandole al rispetto dell’altro, al confronto e al riconoscimento per costruire, giorno dopo giorno, una comunità consapevole di ciò che è stato. Solo dalla piena coscienza e conoscenza di ciò che è avvenuto, possiamo maturare la giusta determinazione a fare in modo che simili avvenimenti non accadano più in futuro”. Dopo Troiani, il sindaco Ciarapica ha ricostruito la storia di quegli anni terribili dal ’43 al 45’ che avvennero sul versante del nord est d’Italia, ricordando che “oggi è l’occasione per rendere omaggio a tutte le vittime e a tutti gli esuli coinvolti in quella guerra terribile e silenziosa che ebbe origine da territori contesi, ma è anche un momento di pacificazione” con l’abbandono di risentimenti e divisioni dettate da ideologie politiche. Il sindaco ha continuato con l’invito ad essere fermi nella condanna nei confronti di ogni dittatura, sia essa di destra che di sinistra. Infine si è rivolto ai giovani con un invito ad essere portatori di pace affinché l’intelligenza degli uomini sia impiegata solo per il bene, per il progresso, per l’emancipazione dei diritti e mai più per la distruzione. Il terzo intervento istituzionale è stato quello dell’assessore Barbara Capponi che ha lavorato a stretto braccio con gli istituti cittadini e in particolare con l’Istituto “V. Bonifazi” indirizzo Grafica e Comunicazione. “Chiacchierando con i vostri colleghi dell’istituto grafico pubblicitario – ha sottolineato Capponi -, è emersa una questione che stamattina giro a voi: c’è un eccidio più meritevole di altri di essere ricordato? Ci sono dei morti che sono più importanti di altri? Nessuno mi risponde, sapete già la risposta. Però, volevo sollevare due questioni con voi: la prima che io vi ho messo in grande difficoltà, perché vi ho fatto una domanda sbagliata ma nessuno lo ha detto, perché è difficile dire all’assessore che la domanda che fa è sbagliata. Lo capisco però sarà questo quello che farà la differenza, quella di avere un pensiero critico nelle situazioni e dovrete avere il coraggio di dire ‘no’ a quello che influencer importanti vi proporranno”. “L’altra questione è che ci sarà sempre un motivo – ha proseguito Capponi – perché qualcuno possa essere ritenuto più meritevole o meno meritevole, finché non entriamo tutti nell’ottica che la vita di ciascuno sia preziosa. Il mio augurio è che oggi sia questo il vostro ricordo, perché voi possiate costruire per voi e per altri ricordi tutti meritevoli, perché tutti meritano ricordi belli”. A terminare gli interventi è stata la testimonianza del dottor Lucio Sotte, figlio di esuli istriani che, dopo aver raccontato le vicende della sua famiglia che riuscì a scappare, ha fatto una ricostruzione storica chiarificatrice di ciò che avvenne soprattutto dopo il 1945. “I problemi iniziarono dopo il 1945, quando il regime di Tito iniziò la sua vendetta – ha detto Sotte – fu un genocidio? Probabilmente sì. Fu pulizia etnica? Sicuramente sì. Il clima di violenza aveva l’obiettivo di far sì che gli italiani, che erano tantissimi, se ne andassero e che quelle terre diventassero in tutto e per tutto jugoslave. A venire uccisi furono in primis i rappresentanti del Partito Fascista, poi quelli delle forze dell’ordine; quindi, italiani che avevano la sola colpa di essere tali e alla fine anche oppositori vari, qualsiasi persona venisse considerata genericamente un nemico”. Lucio Sotte ha raccontanto le vicende di Pola e della madre, iscritta nelle liste di coloro che dovevano finire nelle foibe, che si salvò grazie ad un amico partigiano che ogni volta metteva il suo nome in fondo alla lista rimandando l’esecuzione. Ha parlato poi del fidanzato di sua sorella: era benestante e non iscritto ai partigiani per cui era malvisto e fu ucciso anche lui. “Mio padre e mia madre furono tra gli ultimi a lasciare Pola: lo fecero solo 15 giorni dopo la nascita di mio fratello maggiore, il 5 settembre 1947, 10 giorni prima dell’entrata in vigore degli accordi con i quali la città diventava ufficialmente jugoslava”. “La stragrande maggioranza dei profughi finirono nei campi profughi, realtà di miseria e povertà, ma i miei da questo punto di vista furono fortunati: essendo insegnanti trovarono lavoro prima in Piemonte e poi, dal 1950, a Civitanova. Qui sono nato io nel 1951 e ricordo ancora quando, nel 1956, una volta calmatesi le acque, tornammo in Istria. Ci tornammo perché la mia famiglia era divisa a metà: i fratelli di mio padre erano tutti venuti in Italia, ma i parenti di mia madre erano rimasti là. Ricordo – ha concluso Sotte – distintamente la situazione: si parlava sottovoce perché c’era una dittatura e non si voleva correre rischi di essere ascoltati e poi ricordo i cimiteri, dove al posto delle croci c’erano tante stelle rosse. Il Partito comunista imponeva a tutti i dipendenti statali di avere la stella rossa al posto della croce sulla bara, ma all’epoca era praticamente impossibile non essere dipendenti statali”. Al termine degli interventi, gli studenti hanno presentato i loro lavori realizzati attraverso video, letture e musica. Gli istituti che hanno partecipato con elaborati, sono stati: la Scuola Media Mestica di Via Tacito, l’Istituto Bonifazi, Sezione grafica e Comunicazione, il Liceo Classico Da Vinci, l’IPSIA F. Corridoni e il Liceo di Scienze Umane, Stella Maris. All’ingresso dell’Auditorium sono stati esposti i lavori grafici degli studenti dell’IIS “V. Bonifazi”.
Articolo completo su Picchio News
Manifesto realizzato da Leonardo Squadroni – 5°B Grafico